COSTA CARO DIRE CLANDESTINI AI CLANDESTINI
Ne avevamo già parlato tra marzo e aprile 2017, quando il giudice di primo grado aveva deciso che usare quella parola era da ritenersi discriminatorio per gli enti che si occupano di accoglienza degli immigrati (per maggiori info clicca qui), ma torniamo a parlare ora della vicenda perchè le conseguenze di quella condanna civile hanno dell’incredibile.
Nonostante l’udienza per decidere della sospensione del pagamento fosse già fissata, le cooperative hanno deciso di pignorarmi quasi quattordicimila euro, a fronte dei “soli” seimila di risarcimento sanciti dal giudice di primo grado. A questo punto confido seriamente nella sentenza della Corte d’Appello affinchè siano ristabilite sia la libertà di espressione sia una applicazione di buon senso della legge sulla discriminazione, che non arrivi a sanzionare così pesantemente le opinioni censurando addirittura parole di uso corrente. Questo pignoramento è un gesto che fa riflettere non poco, poichè perpetrato da coloro che vantano eccezionali valori di bontà e solidarietà, che sostengono di non essere interessati al denaro. Ritengono che io sia razzista, però poi, mentre difendono chi arriva illegalmente dall’Africa, non si fanno alcuno scrupolo nel mettere sul lastrico i semplici cittadini. Una cosa è certa: non mi fanno paura.
Di seguito è possibile vedere il servizio di Teletutto che riporta la notizia del pignoramento e ancora una breve rassegna stampa che dà conto di quanto accaduto anche attraverso le mie dichiarazioni.
LEGGERE BENE SOTTO E CORREGGERE
Ma c’è di più, negli ultimi mesi ho dovuto mio malgrado constatare che il pignoramento inoltrato dalle cooperative dell’accoglienza a mio carico non coinvolge solo un quinto dello stipendio, come dice la legge, bensì, per cavilli che loro conoscono molto bene e che hanno deciso di utilizzare – credo io – per danneggiarmi il più possibile, mi trovo da mesi senza alcuna fonte di reddito. Ecco come sono andate le cose.
La legge sostanzialmente consente che le cooperative recuperino il credito sia su un quinto dello stipendio presso il datore di lavoro (io sono impiegata a tempo determinato, non mi piace parlare di cifre, ma ho uno stipendio modesto, per quanto dignitoso) che presso gli istituti di credito dove ho, appunto, conto corrente e libretti postali.
Il mio conto non era in attivo per 14mila euro, ovvero la somma di denaro depositata non era sufficiente a coprire la somma pignorata, perciò le Poste mi hanno messo in rosso per circa 13mila euro. Succede poi che la parte restante dello stipendio (che in teoria per legge sarebbe intangibile da altri pignoramenti) viene versata automaticamente sil mio conto e quindi risulta di fatto indisponibile per me, andando a coprire mese dopo mese il saldo negativo, lasciandomi completamente senza alcuna fonte di sostentamento.
Le Poste, avendo l’ordine di pignorarmi 14mila euro e non avendoli reperiti sul conto corrente, hanno agito anche sulla mia carta di credito, che non aveva che poche centinaia di euro di attivo, quindi è stata anch’essa bloccata per 14mila euro. La stessa cosa è accaduta per i libretti postali, sia quello intestato a me e mia sorella, sia quelli che mi hanno cointestato i miei genitori. Sono stati bloccati ognuno per 14mila euro anche per le somme di proprietà dei miei familiari. Se fai il conto, a fronte di una somma dovuta e precettata di 9mila e duecento euro, mi hanno bloccato 14mila euro per cinque (conto, carta e due libretti), sono bloccata per circa 55mila euro
Il servizio de “Il Populista! sulla vicenda, con alcune dichiarazioni video: http://tv.ilpopulista.it/video/8-Agosto-2017/17232/video-leghista-condannata-per-un-post-su-facebook-in-italia-e-vietato-dire-clandestini.html