Di seguito la dettagliata relazione dell’incontro pubblico tenutosi grazie all’organizzazione della Lega Nord di Verolavecchia, a cui hanno partecipato gli esponenti di diverse forze indipendentiste e dove ho tenuto un breve intervento.
Lombardia e Veneto verso l’indipendenza?
di P. Amighetti
Fellowcontributor – History analyst
È plausibile anche solo immaginare che Veneto e Lombardia intraprendano al più presto un percorso legale che li conduca all’indipendenza? È pura fantascienza l’ipotesi che Venezia e Milano seguano la via tracciata negli scorsi mesi da Edimburgo e Barcellona, ormai sempre più lontani da Londra e Madrid? Alla luce delle immediate conseguenze della crisi economica e politica che stiamo attraversando, l’Europa delle “piccole patrie” è da considerare una fantasticheria o una prospettiva concreta? Di questo ed altro si è parlato lo scorso 17 luglio a Verolanuova, piccolo comune in provincia di Brescia.
L’organizzatore dell’evento è stato il segretario di sezione della Lega Nord di Verolavecchia, Angelo Tedoldi, che ha ceduto la parola al primo relatore, l’avvocato Luca Azzano Cantarutti, giunto da Adria per illustrare il percorso seguito sinora da Indipendenza Veneta. Il progetto prevede un referendum regionale: proprio perché, che piaccia o no, a rappresentare i veneti in sede nazionale ma soprattutto internazionale sono le istituzioni regionali, alle quali è dunque necessario rivolgersi. Peraltro, ha sottolineato Cantarutti, la Lega ha fallito anche per l’illusione di cambiare le cose passando da Roma, dove i 2/3 dei parlamentari tutelano giocoforza gli interessi del centro-sud: la via nazionale al cambiamento, dunque, pare sbarrata.
Indipendenza Veneta, ha chiarito subito l’avvocato, propone una via pacifica e democratica all’autodeterminazione: lo strumento principe non può che essere il referendum, che ponga un quesito chiaro: “Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica indipendente e sovrana?“. Facile obiettare che una simile consultazione sia “incostituzionale”: facile sventolare l’Articolo 5 e ribadire che l’Italia è “una e indivisibile“. Ma si può scavalcare questo ostacolo avvalendosi del diritto internazionale, che già ha dato la chiave per risolvere problemi analoghi. Scozia e Catalogna vi hanno fatto ampio ricorso; l’esempio del Kosovo, poi, è illuminante: il deciso diniego del governo serbo all’indipendenza kosovara, proclamata unilateralmente dalle autorità locali con il consenso del popolo, non è valso a sopprimere la volontà di quanti volevano sganciarsi da Belgrado. La Corte internazionale di giustizia ha sottolineato infatti che il gesto del parlamento di Pristina “non infrange alcuna norma internazionale”. Tanto che oggi il Kosovo è di fatto uno Stato indipendente riconosciuto da un gran numero di governi esteri.
Su questo, dunque, anche il Veneto deve scommettere: e molto è già stato fatto. La raccolta di 20.000 firme per l’indipendenza, la loro consegna a Zaia, la lotta per l’approvazione in Consiglio regionale della Risoluzione 44 in favore dell’autodeterminazione del popolo veneto, la presentazione di una legge referendaria, la formazione della commissione giuridica (di cui fa parte lo stesso Cantarutti) incaricata di vagliare la “fattibilità” di una consultazione: ormai non resta che aspettare, perché i motivi per credere che il referendum avrà luogo, ha lasciato intendere l’avvocato, sono validi. Il Veneto si è mosso in fretta, ma i presupposti perché la Lombardia imiti il vicino ci sono tutti.
In seguito, ha preso la parola Federica Epis, funzionario di commissione della lista Maroni Presidente, che ha preferito definirsi una militante, “non per un partito, ma per una causa”. Ha ribadito l’importanza di ritrovare l’entusiasmo necessario per impegnarsi a fondo, sottolineando come l’iniziativa di CoLoR44 possa dare slancio alle aspirazioni dei lombardi sulla falsariga di quanto successo in Veneto, benché ad est del Garda sia forse più forte lo spirito identitario, che trova efficace rappresentazione nel Leone marciano e un potente collante nella lingua veneta. La raccolta firme, che in Lombardia ha superato quota 2000, ha attirato leghisti ma anche persone estranee ai partiti, o vicine alla sinistra: uno dei segreti del successo si trova dunque nella trasversalità del progetto indipendentista.
Ormai anche l’agenda politica sta cambiando: invece che di “Stato nazionale” si parla di “Stato centrale”, e le ragioni dell’autogoverno e dell’identità emergono sempre più spesso nel più ampio contesto della crisi economica e dell’incapacità dello Stato italiano di tutelare i diritti e gli interessi dei lombardi. Su questi temi si è concentrato il terzo relatore, il professor Carlo Lottieri dell’Università di Siena: indipendenza significa responsabilizzazione, concorrenza e apertura all’estero.
22 luglio 2013
fonte: http://thefielder.net/22/07/2013/lombardia-e-veneto-verso-lindipendenza/