DOMANDE E RISPOSTE: TUTTO QUELLO CHE VOLETE SAPERE SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE DEL GOVERNO RENZI
Questa breve nota è il frutto delle richieste pervenute da molti concittadini, i quali mi domandano ormai quotidianamente un consiglio di voto e vorrebbero avere inoltre delle precisazioni in merito ad alcuni punti del testo della riforma costituzionale.
ELENCO DELLE DOMANDE
- La principale ragione per cui dovrei votare NO?
- È vero che se passa il sì verranno risparmiati molti soldi?
- Mi è stato detto che con la riforma cambia poco o nulla, è vero?
- Cos’è il CNEL e cosa comporta abolirlo?
- Cosa significa “bicameralismo paritario”?
- Come verranno rappresentate le Regioni nel nuovo Senato?
- Un referendum senza quorum è ammissibile?
La principale ragione per cui dovrei votare NO?
A mio avviso il problema maggiore di questa revisione costituzionale è che toglie la sanità alla Lombardia e la mette nelle mani dello Stato di Roma, che notoriamente fa fallire ogni cosa che tocca. Insieme alla sanità ci toglieranno molte altre materie di competenza, servizi che ora funzionano bene. La scusa è quella di sottrarre competenze a quelle Regioni che diversamente dalla nostra producono sprechi e inefficienze, specialmente le Regioni del Sud. Però in questo modo uccideranno anche il nostro sistema che è un’eccellenza a livello europeo. Per noi il rischio di iniziare a morire di appendicite come già accade in altre realtà è altissimo, accadrà prima o poi se non saremo più padroni dei nostri ospedali.
È vero che se passa il sì verranno risparmiati molti soldi?
No, infatti il partito “democratico” ha mascherato con slogan (e spesso con vere e proprie frottole) tutta una serie di questioni che ovviamente ai cittadini non sarebbero piaciute. Una su tutte: ci dicono che con la riforma taglieranno le poltrone all’odiata “casta” e così ridurranno i costi della politica. Ma la verità è che toglieranno solo qualche senatore e il risparmio sarà solo di 57,7 milioni di euro (dati della Ragioneria dello Stato, che sommano i risparmi derivanti dalle modifiche al Senato e dalla soppressione del CNEL). Se consideriamo che la sola Lombardia garantisce allo Stato di Roma la somma di 40 MILIARDI di euro ogni anno, il risparmio per le casse pubbliche risulta davvero ridicolo, infatti resteranno operative tutte le strutture amministrative e burocratiche del senato, che sono quelle che costano davvero. Tra l’altro, fattore di non poco conto, per realizzare il piccolo risparmio ci impediranno di votare i parlamentari del Senato, che saranno invece di fatto scelti da accordi di partito, tra i consiglieri regionali e tra i sindaci, oppure saranno nominati direttamente dal Presidente della Repubblica.
Mi è stato detto che con la riforma cambia poco o nulla, è vero?
Non direi proprio. Infatti questa proposta di revisione della Costituzione coinvolge quasi un terzo de’intero articolato, toccando direttamente il rapporto tra gli organi costituzionali. Nessuno in buona fede potrebbe mai sostenere che sono piccoli ritocchi, semmai uno stravolgimento. Questo è ancor più grave se pensiamo che la riforma non nasce da una commissione bicamerale parlamentare, ma dalla direzione del partito democratico e poi votata da un Parlamento che è stato eletto con una legge che è stata dichiarata incostituzionale. Sostanzialmente: nel febbraio 2013 ci sono state le elezioni e il popolo aveva scelto Bersani come Presidente del Consiglio, poi in aprile sempre la maggioranza incostituzionale del PD con una schiera di trasformisti ha eletto Napolitano come Presidente della Repubblica e lui ha nominato Renzi (ne abbiamo parlato diffusamente qui). Insomma, è un circolo vizioso di potere in cui una sola forza politica ha preso il controllo dello Stato, scavalcando ogni regola di buon senso democratico. È qualcosa di simile a un colpo di stato silenzioso, che accentra tutti i poteri nelle mani di una casta sola, quella “democratica”. Dobbiamo pensare che con la riforma della Rai, voluta sempre da Renzi, il governo ora nomina i dirigenti della pubblica informazione, con la riforma Madia volevano nominare i dirigenti dei nostri ospedali (per fortuna bocciata dalla corte costituzionale)… La linea che hanno preso è chiara e questa revisione costituzionale sarebbe il coronamento dei loro sogni. A me non sta bene.
Cos’è il CNEL e cosa comporta abolirlo?
CNEL sta per “Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro” ed è un organo previsto dall’articolo 99 dell’attuale Costituzione allo scopo di rappresentare le categorie produttive, offrire consulenza alle Camere e al Governo su determinate materie di interesse economico e sociale e contribuire all’elaborazione della legislazione economica e sociale. Nel corso del tempo però, va detto, la maggior parte dei consiglieri del CNEL si sono via via dimessi per diverse ragioni e non sono mai stati sostituiti. Diciamo quindi che, se in linea di principio siamo tutti d’accoro con la sua soppressione, visto tra l’altro che le stime sul risparmio che ne deriverebbe arrivano fino al’esigua cifra di 3 milioni di euro, non si ravvisa tutta questa grande urgenza di farlo. A maggior ragione se a fronte di ciò dobbiamo veder stravolto l’intero ordine costituzionale.
Cosa significa “bicameralismo paritario”?
“Bicameralismo paritario” è la formula che identifica il sistema parlamentare italiano. Con queste parole si intende dare una definizione sintetica del modo in cui è organizzato il Parlamento. Quest’ultimo si compone infatti di due camere (bi-cameralismo), che sono la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, le quali svolgono sostanzialmente le stesse funzioni (paritario). Questo sistema è talvolta stato accusato di essere lento nella produzione di leggi, che devono infatti essere approvate con lo stesso identico testo da entrambe le camere. Va detto però che, ogni qual volta si è reso necessario, il bicameralismo paritario ha funzionato benissimo e le leggi sono state approvate con encomiabile celerità, a dimostrazione del fatto che l’ostruzionismo che rallenta l’approvazione delle leggi è stata una prassi usata dalle forze politiche e non è invece un problema imputabile al sistema parlamentare in sè. Lo stesso governo Renzi è uno dei più prolifici e le leggi vengono approvate a tempo di record. La revisione della Costituzione proposta dal partito democratico intende superare questo meccanismo, riducendo al silenzio e all’impotenza il Senato, così da poter approvare ancora più velocemente le leggi. Viene da chiedersi se ne abbiamo davvero bisogno di tutte queste leggi, a chi servono e perchè non ci si rende conto che siamo forse il Paese più farraginoso al mondo a causa dell’eccessiva produzione normativa.
Come verranno rappresentate le Regioni nel nuovo Senato?
A dire il vero non saranno molto rappresentate: i poteri del cosiddetto Senato delle Autonomie saranno più che altro legati alla possibilità di fare ostruzionismo, che permetteranno cioè al Senato di rallentare il lavoro della Camera dei deputati, non avendo poi reali competenze per incidere significativamente nell’elaborazione delle norme. Tra l’altro, solo alcuni dei senatori saranno effettivamente rappresentanti regionali, visto che non scompariranno i senatori nominati dal Presidente della Repubblica e molti altri senatori (uno per regione) saranno nominati tra i sindaci secondo accordi tra i partiti e giochi di potere. La mia idea è che questa nuova Camera servirà come “tribuna politica” delle opposizioni e che servirà principalmente a delegittimare quelle che saranno identificate – agli occhi dell’opinione pubblica meno attenta – come le chiassose e inconcludenti autonomie locali. Le quali invece, lo sappiamo bene e ogni dato lo dimostra, oltre a farci risparmiare un sacco di soldi rispetto allo Stato centrale, sono quelle che erogano praticamente tutti i servizi di cui noi, soprattutto al Nord, godiamo ogni giorno.
Un referendum senza quorum è ammissibile?
Questo sì, certamente. La Costituzione vigente (quella cioè che non è ancora stata modificata dall’eventuale esito affermativo del referendum) prevede che le leggi di revisione costituzionale possano essere sottoposte al vaglio del popolo e per la validità dell’esito di questo tipo di referendum non è previsto un numero minimo di partecipanti al voto. È fondamentale esserne al corrente, infatti, diversamente da quanto accade per i referendum abrogativi a cui siamo generalmente abituati (che prevedono il raggiungimento del quorum) nella tornata referendaria del 4 dicembre chi “sta a casa” NON aiuta affatto il NO, è quindi è importante che tutti vadano a votare per far valere il proprio diritto ad esprimersi.
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