CONOSCERE CIÒ CHE SIAMO PER COSTRUIRE IL NOSTRO FUTURO
Il mio trisnonno (quello, tra i sedici, di cui ho maggiori e certe notizie biografiche) era un malghese: praticava la transumanza stagionale, spostando centinaia di vacche dalla Val Gandino (Bergamo) alla pianura bresciana e vice versa, secondo il susseguirsi di primavera, estate, autunno e inverno. Sul finire dell’Ottocento si innamorò della figlia del fattore di pianura, la sposò e si stabilì qui; insieme ebbero numerosi figli. La stessa felice sorte toccò a molti dei suoi parenti. Questa storia si ripeté pressoché identica per tutti, o quasi, gli antenati delle famiglie che oggi popolano la Pianura Padana, in particolare la Bassa Bresciana, compresa la nostra Orzinuovi. Non è azzardato dire che in Padania* eravamo tutti parenti. Siamo tutti figli delle montagne: chi di noi, recandosi sulle Alpi, non ha mai provato quella straordinaria sensazione di sentirsi pienamente a casa, alle origini di un mondo che gli appartiene?
Al di là delle grandi suggestioni romantiche – se non decisamente patriottiche – che questa prospettiva sulla nostra storia potrebbe instillare in noi, è fondamentale rilevare l’antica origine di legami diffusi che univano – per parentela, discendenza, amicizia, consuetudine, attività lavorative – le famiglie delle montagne con quelle delle pianure, quelle delle diverse aree della pianura, quelle di paesi contigui e anche, tra loro, quelle di ogni centro abitato. Compresa, ancora, Orzinuovi. La figura del malghese, con le conseguenze demografiche e socio-economiche che abbiamo visto, si innesta così sulla forte tradizione civica padano-alpina (individuata dall’antesignano Carlo Cattaneo e, di recente, ampiamente disaminata dal famoso sociologo americano Robert D. Putnam, docente alla Harvard University).
Il “civismo padano-alpino” altro non è che l’attitudine delle comunità territoriali del Nord Italia – come ad esempio i comuni – a costituire al loro interno reti relazionali fittissime tramite le più svariate associazioni, collaborazioni lavorative, sport e tempo libero, sindacalismo, volontariato, cooperative, consorzi, opere assistenziali etc.. Questi sono tutti motori di coesione sociale che compattano le comunità rendendo gli individui “virtuosi”, cioè portatori di quelle virtù civiche (virtù repubblicane, per dirla con le parole del Machiavelli dei “Discorsi”) come il rispetto di regole condivise – perché decise insieme – che li faranno essere buoni cittadini, che li faranno comportare bene nei confronti del prossimo e della collettività; esito questo che si accorda, oltretutto, con la nostra migliore tradizione cattolica.
La crisi identitaria del mondo contemporaneo è, a mio avviso, in gran parte attribuibile all’affievolirsi della consapevolezza di essere membri di comunità sociali – prima che politiche ed economiche – e di essere persone responsabili dell’altro e degli altri, perché inserite in contesti relazionali complessi e non in semplici agglomerati di individui, istituzionalizzati dall’alto del potere costituito. Anche la nostra comunità territoriale, Orzinuovi, non sfugge a questa crisi di identità; anche a Orzinuovi buona parte dell’associazionismo diviene in qualche modo settario e lobbistico, motivo di divisione e non più di condivisione; anche a Orzinuovi è in atto quella disgregazione della socialità che porta all’individualismo, alla perdita dei valori condivisi e quindi all’assenza di concreti progetti di sviluppo per il futuro, tanto importanti proprio ora che la situazione economica ci impone di collaborare, tutti, per mantenere almeno un po’ del sudato benessere di cui finora abbiamo goduto. Le classi di reddito, l’appartenenza o meno a certe élite privilegiate, la raccomandazione, sembrano, sempre più, essere fattori discriminanti per l’affermazione sociale; è una situazione, questa, che si pone in netto contrasto con quanto avvertito da almeno quattro generazioni precedenti la nostra: dai tempi, appunto, dei nostri trisavoli malghesi.
Come fare allora per sconfiggere l’arrivismo scorretto ai danni del prossimo? Come riportare a Orzinuovi il lavoro, gli studi, le passioni, le vite di coloro i quali, forse più orceani degli altri, rifuggono lo stile di vita dilagante dell’elitarismo e dell’individualismo? Come arginare il relativismo culturale che ci fa spendere soldi, giustamente, per i poveri del mondo, ma che ci fa poi dimenticare il nostro vicino di casa che ha perso il lavoro? Come agire politicamente affinché la gente di Orzinuovi riconosca e mantenga vivo, autonomamente, il virtuoso tessuto sociale e conservi perciò la propria tradizione civica? Come continuare, in definitiva, a “coltivare” buoni cittadini orceani? Chiedetelo al sindaco, mi verrebbe da dire! Bisogna però riconoscere che solo la Lega Nord propone soluzioni in merito alle grandi sfide politiche contemporanee. Ed è precisamente all’operato delle amministrazioni della Lega che bisogna guardare, per imparare a risolvere i problemi. Io mi limito, qui e per ora, a denunciare il vuoto ideale che avvolge l’attuale Giunta alla guida della Città, tutta presa a scombinare le disposizioni dell’Amministrazione precedente. Voglio invece mostrare alla mia comunità territoriale il mio affetto e la passione che muove noi leghisti nell’azione politica, convinta come sono che il futuro premierà le idee, non più le ammucchiate delle “ liste civiche”.
Federica Epis
*La diffusione del termine geopolitico “Padania” nei decenni a cavaliere tra i secoli XIX e XX si veda, ad esempio, nel testo di A. Mariani, “Geografia economico sociale dell’Italia”, 1910. L’autore suddivide la trattazione in tre capitoli denominati rispettivamente “Padania”, “Appeninia”, “Corsica”.
(PaeseMio Orzinuovi, settembre 2010)
info e adesioni: orzinuovi@leganord.org